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26 giugno 2013

ECCO COME HANNO DELIBERATAMENTE AMMAZZATO 309 PERSONE A L'AQUILA IL 6 APRILE 2009

L'esperimento nella colonia tricolore è andato a buon fine? Niente da dichiarare mister Obama? E' noto che il reato di strage non va in prescrizione. Il bilancio poteva essere più ampio se i Vigili del Fuoco ed i volontari non avessero salvato migliaia di persone, estraendole ad una ad una dalle macerie. Tante altre si sono salvate perché non hanno dato retta alle menzogne propagandate dalla Protezione Civile all'opinione pubblica.

L'Aquila, 6 aprile 2009 - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)
C'è stato un terremoto artificiale 4 anni fa nell'aquilano. Le alte sfere che della politica fanno solo business, probabilmente l'hanno dimenticato. La controprova è documentata anche da questo documento ufficiale, inviato a varie autorità dal vice prefetto aggiunto Gianluca Braga il 2 aprile 2009, presente tra l'altro con altri due colleghi alla famigerata riunione indetta dalla Commissione Grandi Rischi del 31 marzo 2009, voluta da Bertolaso Guido.

«… Si richiama altresì l’attenzione sulla necessità di tener sempre su supporto informatico copia del materiale caricato, nell’eventualità di contingenze legate a gravi eventi calamitosi, in particolare sismici non consentano il raggiungimento e/o l'utilizzo della Sala Operativa presso la Prefettura, con il conseguente trasferimento, preventivamente segnalato, in altra idonea struttura».

L'Aquila, 6 aprile 2009:  la prefettura crollata - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)
Così, mentre i funzionari dello Stato tranquillizzano la popolazione abruzzese, allo stesso tempo, gli stessi che dovrebbero garantire la sicurezza e mettere in campo la prevenzione, invece se la svignano, preparandosi al peggio. Chi li aveva informati del pericolo imminente? Ma se non c'era nulla da temere, perché mai la sera del 5 aprile 2009 la sede dell'Ufficio territoriale del Governo a L'Aquila risultava inattiva?
Chi ha ordinato il trasferimento (segreto) della Sala Operativa della Prefettura di L'Aquila, centro funzionale di coordinamento della Protezione Civile? L'allora presidente del Consiglio dei Ministri, Berlusconi Silvio? L'allora ministro dell'Interno Maroni Roberto? L'allora capo della Protezione Civile Bertolaso Guido? Qualcuno di questi soggetti istituzionali dall'alto delle loro cariche sapeva dell'imminente terremoto distruttivo? 


L'Aquila, 6 aprile 2009:  la prefettura crollata - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)
Se le normative in materia e l'ordinamento dello Stato tricolore non sono carta straccia qualcuna di queste autorità, o forse di comune accordo hanno stabilito di chiudere addirittura il centro di Governo locale. Allora chi? Fuori i nomi. E' impensabile che sia tutta opera di questo funzionario dello Stato. E ancora: la notte tra il 5 ed il 6 aprile 2009 chi ha ordinato ai dipendenti della Protezione Civile di tranquillizzare ancora la gente, poco prima della scossa fatale?

Torno sulla questione cruciale, dopo averne già scritto ampiamente in passato: un fatto di cui purtroppo non è ancora compiutamente a conoscenza la Procura della Repubblica di L'Aquila (che invito ad attivarsi come sempre per accertare le responsabilità dirette e indirette).

Repetita iuvant!

Perché la Commissione Grandi Rischi, ovvero lo Stato italiano il 31 marzo 2009 ha raccomandato pubblicamente la popolazione aquilana di stare tranquilla a casa, mentre qualche giorno dopo, poco prima del sisma distruttivo che ha ucciso ben 309 persone, procedeva segretamente a sgomberare la Prefettura a L’Aquila, sede di coordinamento operativo della Protezione Civile?

Perché la notte del 5 aprile 2009 dopo alcune significative scosse telluriche, e qualche ora prima della scossa micidiale, la Protezione Civile ancora una volta ha invitato insistentemente la gente aquilana a non lasciare le abitazioni?

Perché erano in atto in Abruzzo attività segrete di guerra ambientale da parte della NATO?

Nel corso dell’udienza dibattimentale del 15 febbraio 2012 è stata acquisita la consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero, dal titolo “Relazione generale sulle caratteristiche del terremoto del 6 aprile 2009 e sulla sismicità dell’area aquilana”, effettuata dai professori Luis D. Decanini, Domenico Liberatore e Laura Liberatore. A pagina 1 del rapporto scientifico, viene fornita la seguente descrizione:

«L’evento del 6 aprile 2009, iniziato all’1:32.39 UTC (Tempo Universale Coordinato), è stato un terremoto distensivo di magnitudo momento MW = 6.3 e momento sismico M0 = 3.7 x 1018 N m, le coordinate dell’epicentro sono 42.33 N, 13.33 E (INGV). Con profondità focale pari a circa 10 km (Celebi et al 2009)… Il terremoto è stato provocato dalla rottura di una faglia orientata secondo l’andamento dell’Appennino. Le repliche del sisma definiscono una superficie di rottura che passa direttamente sotto L’Aquila”…».

Dunque, ipocentro sempre e costantemente a dieci chilometri di profondità: una firma inconfondibile di un terremoto indotto artificialmente, come si evince dalla lettura dei sismogrammi relativi al distretto sismico aquilano, a partire dal primo giugno 2008.

Ma chi o meglio che cosa ha causato la rottura di questa faglia sismica? La scossa delle 3.32 ha avuto una magnitudo momento pari 6.3 gradi della scala Richhter, come giustamente accertato in sede giudiziaria, e non 5.9 come indicato dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ovvero dalla voce scientifica dello Stato.

Nelle 944 pagine di motivazione alla sentenza di condanna penale di Franco Barberi, Bernardo Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva, Mauro Dolce, il giudice Marco Billi scrive:


«Nel capo di imputazione, infatti, il P.M. non contesta agli imputati la mancata previsione del terremoto, la mancata evacuazione della città di L’Aquila o la mancata promulgazione di uno stato di allarme, ma addebita agli imputati la violazione di specifici obblighi in tema di valutazione, previsione e prevenzione del rischio sismico disciplinati dalla vigente normativa».

Post Scriptum

Io c'ero. Sono stato tra i primi giornalisti a giungere il 6 aprile all'alba nell'aquilano. Per una settimana ho scritto e pubblicato inchieste e reportages per il quotidiano La Stampa di Torino, nonché fotografato per Il Corriere della Sera.

Per 4 anni ho conservato in un cassetto un migliaio di fotografie di questa tragedia programmata a Washington, senza mai avere il coraggio di rivederle. Dinanzi a questo genocidio una parte di me è morta allora, e rimane sepolta nella memoria, con tutte quelle vittime innocenti, soprattutto i bambini di Paganica e Onna. Finché avrò un alito di vita mi batterò perché i criminali che hanno provocato quella mattanza, grazie alla connivenza dello Stato italiano, siano giudicati da un Tribunale della Repubblica italiana. Ecco perché da allora ho cercato la verità ed ho studiato sismologia.

Se questi criminali in divisa luccicante e doppiopetto sfolgorante non li arresteremo con una mobilitazione popolare determinata e consapevole non si fermeranno, e ci saranno tanti altri morti innocenti.


I Care!


Riferimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=L%27AQUILA
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=gabrielli
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=terremoto

Fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/
Link: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2013/06/ecco-come-hanno-deliberatamente.html


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